Luca Renzetti - Energia, servono risposte chiare

Il Barometro delle apprensioni 2021 di Credit Suisse posizionava l’energia ed il relativo approvvigionamento all’ultimo posto tra le prime dieci preoccupazioni degli svizzeri. A un anno di distanza, la percezione si è capovolta. L’esplosione della bomba energetica avviene in concomitanza con lo sforzo già in atto con l’obiettivo di porre rimedio alle criticità ambientali, peraltro al terzo posto tra le preoccupazioni della popolazione.

Sia a livello federale, sia cantonale è in corso un massiccio programma volto alla riduzione dell’inquinamento e delle variazioni climatiche, attraverso il sostegno della produzione energetica da fonti rinnovabili, la costruzione di edifici sempre più efficienti, fino alla migrazione dalla mobilità basata sull’utilizzo di combustibili fossili verso quella elettrica.

Il contesto risulta estremamente complesso: basti pensare che secondo un’inchiesta o studio del portale Swissinfo.ch, più di 1 milione di edifici in Svizzera, su un totale di 1,7 milioni, sono poco o non isolati, questo significa che circa il 60% degli edifici risulta inefficiente dal punto di vista energetico. Senza dimenticare il dato fornito dalla Commissione della mobilità, che prevede la necessità di 30.000 nuove colonnine di ricarica per veicoli elettrici nei prossimi 10 anni. Tutto questo si somma alla criticità di approvvigionamento, che colpisce in particolare l’Occidente in termini economici, sociali e, conseguentemente, anche politici.

Malgrado la crisi imperversi, generando comprensibili incertezze e paure, alla classe politica (e non solo) è richiesta un’azione chiara e priva di strumentalizzazioni e di decisioni affrettate. La soluzione passa da un’informazione corretta del cittadino partendo da una puntuale conoscenza dei consumi reali. Un ascensore consuma più di una lampadina e il rimedio non è certo fare la doccia in due. Solo questa consapevolezza porta alla responsabilizzazione individuale.

Un esempio concreto viene dall’applicazione dalla normativa federale sulle Comunità Energetiche, che favorisce il decentramento energetico sul territorio, coinvolgendo attivamente il cittadino, favorendo l’autoproduzione e l’attenzione al risparmio dell’energia.

Parallelamente ad una costante azione tesa al decentramento, va contrapposta una politica energetica nazionale basata su una pluralità di fonti. In termini pratici, a livello centrale la primaria attenzione va posta al miglior sfruttamento delle capacità idroelettriche. In definitiva si tratta di unire due anime: è necessario il decentramento energetico a livello capillare e una politica energetica nazionale aperta alla pluralità di fonti. Ma dobbiamo valorizzare anche il patrimonio immobiliare e infrastrutturale, non solo con le basi legali già in vigore, ma grazie a procedure più snelle e meno burocratiche.

Luca Renzetti, candidato al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio