Risposta alla Consultazione sul Piano energetico e climatico cantonale (PECC)

Impostazione generale del PECC

Domanda:

Condivide l’attuale impostazione generale del PECC?

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Osservazioni:

In maniera generale il PLRT conviene sull’importanza di elaborare una politica climatica ed energetica efficiente e sostenibile al livello cantonale. In questo senso il PLRT condivide l’impostazione del PECC nella misura in cui promuove grandi principi consensuali in materia di equilibrio tra transizione energetica, neutralità climatica, sicurezza dell’approvvigionamento e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Il PLRT difende da sempre il concetto del raggiungimento di obiettivi ambiziosi - non irraggiungibili - tramite misure costruttive, progressiste e concrete. Per quest'ultimo motivo, il PLRT formula delle riserve sul PECC. In particolare nel merito del suo grado discutibile di concretezza e di pragmatismo. Davanti ad un obiettivo ambizioso, ovvero il raggiungimento di una neutralità climatica tra 27 anni, si necessita, oltre all’identificazione di temi significativi per la politica energetica e climatica, un’analisi di materialità dettagliata e concreta al fine di capire come e quando le misure ideate potranno essere implementate.

In questo senso il PECC non pone abbastanza l’accento sulla sicurezza dell’approvvigionamento elettrico, perché senza sicurezza tutto il resto rischia di decadere. Aspetti come i prezzi, la mobilità elettrica o i risparmi energetici vanno in secondo piano se non riusciamo a garantire un approvvigionamento sicuro. Basta che in un prossimo futuro dovessimo vivere qualche inverno con interruzioni programmate di corrente a causa della penuria energetica che tutti parleranno solo di energia nucleare e non più di pannelli solari e del 90% di quello che è scritto nel PECC. Le conseguenze per l’economia sarebbero inoltre inimmaginabili. L’insicurezza sulla sicurezza dell’approvvigionamento è dovuta alla perenne mancanza di energia elettrica invernale. Questo ci rende dipendenti dalle importazioni con tutte le sue conseguenze. Guardando la politica energetica sia federale ma ticinese in particolare, si fa fatica ad intravvedere una strategia seria per aumentare la produzione invernale interna a corto termine: tenete conto che gli innalzamenti delle dighe previste (provvedimento logico e corretto) necessiteranno di almeno 10 anni prima di una loro realizzazione e in questo lasso di tempo dobbiamo vivere con un PECC che di fatto blocca qualsiasi iniziativa per accrescere l’energia invernale: il solare alpino, le mini-centrali idroelettriche (con una produzione annua minore di 20GWh) e l’eolico vengono di fatto negate dal PECC così come presentato.

Il PLRT ricorda anche l’importanza del coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e para pubblici che partecipano, di fatto, al successo o l’insuccesso di qualsiasi strategia cantonale.  

Secondo noi il PECC pecca nello stimolare l’introduzione di nuove tecnologie e nell’incentivare ricerca e sviluppo che potrebbero essere attuate dai nostri centri di competenza (USI e SUPSI).

Nel documento non vi è traccia sul finanziamento e i costi delle misure per attuare questo piano strategico. Si stima che i costi saranno molto alti ed è quindi lecito chiedersi se è l’unica strada percorribile per raggiungere gli obiettivi climatici di zero emissioni entro il 2050. A titolo di esempio, basta pensare al fatto che una produzione decentralizzata di corrente elettrica quale logica conseguenza dei piccoli impianti fotovoltaici avrà un forte influsso sulla struttura della rete elettrica stessa che dovrà essere fortemente adattata per garantire la stabilità. Per le linee ad alta tensione si è fatta una stima attorno ai 20 miliardi CHF, ma questo sembra niente a confronto degli investimenti che saranno necessari per il resto della rete.

Per quanto riguarda i finanziamenti, accogliamo favorevolmente la creazione di un ufficio della “decarbonizzazione”, dal quale è legittimo attendersi da subito un cambio di passo, tuttavia al contempo segnaliamo preoccupazione per le finanze pubbliche qualora non fosse possibile attingere a risorse (umane e logistiche) già esistenti nell’amministrazione, gravando così sulla speda pubblica.

Inoltre, sembra non esserci nemmeno una volontà nel ridurre la burocrazia e di introdurre agevolazioni per ottenere permessi di costruzione a favore dell’ambiente e della transizione energetica.

Infine, quando si parla di sostenibilità non si può considerare solo la componente ambientale, ma va tenuto conto anche di quella economica e sociale. Queste ultime sono totalmente assenti nel PECC, ma restano molto importanti per il futuro della nostra società.

 

Obiettivi strategici e scenari 2050

Domanda:

Condivide gli obiettivi strategici e gli scenari 2050 (cap. 5.1)?

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Osservazioni:

Di principio si condividono gli obiettivi che si inseriscono nel contesto del quadro federale tuttavia è chiaro che a fronte di obbiettivi ambiziosi, segnatamente l’indipendenza energetica e la neutralità climatica, sarà necessaria una notevole accelerazione della transizione energetica che non può esimersi dal coinvolgere responsabilmente anche attori para-pubblici e privati, con una chiara definizione di ruoli e competenze. Lo Stato da solo, pur riconoscendo l’ottimo lavoro e la buona volontà, difficilmente riuscirà a centrare gli obiettivi prefissati.

Nel 2022 abbiamo vissuto da vicino il rischio di una penuria energetica e le previsioni per l’inverno 2023/2024 sono ancora molto incerte. La transizione energetica ha quindi bisogno di una spinta sull’acceleratore, soprattutto per quanto riguarda il fotovoltaico non convenzionale. Anche quello alpino, l’laddove tecnicamente e paesaggisticamente sostenibile. Le riversioni e l’idroelettrico non sono sufficienti per garantire un’autonomia e un’indipendenza energetica. Riguardo a questo punto bisognerà anche fare attenzione. Le riversioni delle grosse centrali idroelettriche (Ofima/Ofible) dovranno essere attuate in modo intelligente e scambiarle in parte con concessioni al nord delle Alpi; così facendo diminuiamo il rischio di calo di produzione dovuto alla sicità (vedi perdite di AET nel 2022).

Inoltre, lo sbilanciamento fra estate e inverno in termini di produzione energetica presenta dei problemi importanti non sufficientemente sviluppati e affrontati nel PECC (gestione dell’esubero di energia in estate, miglior ripartizione e integrazione dell’energia privata per un consumo locale, eliminazione di ostacoli burocratici per la produzione solare, ottimizzazione della distribuzione dei compiti e competenze tra AET e le aziende distributrici).

Si evidenzia come l’obiettivo della riduzione dei consumi manca di concretezza, nonostante sia un campo con grande potenziale per raggiungere gli obiettivi generali. Il ruolo di traino del Cantone è sottovalutato.  Ricordiamo che il Cantone possiede più di 1000 edifici e non sono un esempio virtuoso in termini di efficienza energetica, in particolar modo per quanto attiene al riscaldamento. Il PECC si limita a sorvolare la questione dei consumi e dell’efficienza energetica. Inoltre, riguardo a questo argomento, il PLRT si auspica di vedere a breve termine l’implementazione di strumenti, informazioni e campagne di informazioni indirizzati ai Comuni e ai privati (aziende e privati) al fine di permettere una maggiore consapevolezza dei propri consumi (messa a disposizione di strumenti di rilevamento dei consumi quotidiani e di misure di miglioramento). A questo titolo la digitalizzazione della rete di distribuzione deve essere accelerata. Inoltre, IL PLRT rammenta come una strategia economica cantonale debba anche favorire un’economia di mercato sana e sostenibile. Un maggior partenariato tra pubblico, para-pubblico e privato deve quindi essere integrato nella riflessione globale delle misure da intraprendere, con una definizione chiara di ruoli, competenze e responsabilità evitando doppioni o che il campo di competenze dell’uno invada quello dell’altro.

 

Indirizzi in ambito energetico (cap. 5.2 pag. 72)

Domanda:

Condivide gli indirizzi formulati in ambito energetico (cap. 5.2)?

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Osservazioni:

Di maniera generale si condividono gli indirizzi generali formulati in ambito energetico ma si rileva come la strategia di sostenibilità non sembri basarsi su un’analisi di materialità dettagliata.

L’introduzione di una serie di obblighi, come la posa di pannelli solari sugli edifici con tetti della superficie di più di 300 m2 non ci sembra la soluzione più ideale, benché risponda alle disposizioni federali. In questo caso sarebbero molto più efficaci degli incentivi per ottenere lo stesso risultato. Sappiamo che l’energia solare ha un grande potenziale in Ticino ma non dappertutto la resa è la stessa, quindi l’obbligo potrebbe essere relativizzato con l’ubicazione della struttura aggiungendo degli ulteriori parametri, come ad esempio la resa dei pannelli.

Anche l’obbligo indistinto di approvvigionarsi con energia termica solo da fonti rinnovabile non prende in considerazione le realtà di regioni discoste per le quali sarebbe un obiettivo irraggiungibile o eccessivo. Questo obiettivo dovrebbe quindi essere riformulato e modulato.

Per quanto riguarda la parte inerente alla distribuzione mal si comprende la dimensione del ruolo di AET. Una politica proattiva può realizzarsi in diversi modi ma deve essere ben specificato. Ciò che non sembra al momento esser stato fatto. L’efficienza dell’organizzazione AET / Aziende distributrici deve essere garantita, segnatamente tramite una definizione chiara e ottimale dei compiti e competenze di tutti gli attori. Il sistema attuale manca di trasparenza ed equità a livello di costi e nella di remunerazione dell’energia immessa in rete oltre che per le misure di ottimizzazione dell’autoconsumo, che possono passare dallo stoccaggio dell’energia prodotta ai sistemi più moderni quali le comunità energetiche.

 

Provvedimenti settoriali per l'indipendenza energetica e la neutralità climatica (cap. 6 pag. 79)

Domanda:

Condivide i provvedimenti proposti (cap.6 pag. 79)?

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Osservazioni:

Il tema del risanamento degli edifici è cruciale per la transizione energetica. Nel documento viene specificato che le economie domestiche sono i maggiori consumatori di energia, oltre ad essere tra i maggiori produttori di CO2 . L’obiettivo è fare in modo che gli edifici abitativi non producano più emissioni di CO2. Oggi in Ticino ci sono oltre 137'000 edifici che hanno almeno 40 anni e per il rinnovamento nei prossimi 30 anni di solo questo settore significherebbe mantenere un ritmo di rinnovo di oltre 4'500 stabili l’anno al quale dovrebbero aggiungersi anche interventi sugli stabili di più recenti e le nuove costruzioni.

Sono quindi necessarie misure volte a velocizzare ed incentivare il risanamento energetico del parco immobiliare esistente (non solo per la posa di impianti fotovoltaici) sia da un a livello procedurale che dal profilo della sostenibilità economica degli investimenti. Gli obiettivi riguardo a questa situazione non sono ben chiari. Bisognerebbe quindi indicare come ed entro quali termini si voglia agire in questo senso dal profilo legislativo e dello svolgimento delle procedure.

Nel 2015 ancora 148'000 stabili erano riscaldati ad olio combustibile o carbone anche in questo ambito non si capisce quali strumenti si metteranno in atto per permetterne e velocizzarne la sostituzione.

Nell’ambito della neutralità climatica vi è sicuramente anche il riciclaggio dei materiali (diminuzione dell’utilizzo di risorse e energia primaria), questo aspetto deve essere inserito sulla base di un’analisi dettagliata. In questo senso, mancano indicazioni concrete all’indirizzo dei Comuni. Inoltre, la questione della gestione dello smaltimento dei pannelli solari deve essere integrata alla riflessione strategica.

In merito agli impianti fotovoltaici di grandi dimensioni ad alta quota, promossi dalla Confederazione, si ritiene che il Ticino dovrebbe inserire nei suoi obiettivi l’individuazione di località idonee e la loro realizzazione, adattando di conseguenza il quadro legislativo che attualmente, differentemente dagli impianti eolici ne impedisce la realizzazione.

Sempre legato a questo ambito va affrontato per tempo il tema della mancanza di manodopera qualificata, già percepibile e che si acutizzerà in prospettiva. Va quindi quantomeno chiarito che la messa in pratica del PECC non può prescindere da una chiara politica di indirizzo anche nell’ambito della formazione e dell’orientamento professionale dove le professioni del settore affini a questo ambito devono essere promosse, potenziate e rivalutate. In caso contrario una mesa in pratica della strategia sarebbe pressoché impossibile.

Mal si comprende come il Cantone debba e possa svolgere un ruolo esemplare e di politica proattiva tramite AET per quanto attiene la pianificazione delle reti di distribuzione elettriche senza il coinvolgimento concreto dei Comuni e delle Aziende distributrici. In questo ambito semmai il ruolo del Cantone dovrebbe essere quello di garantire un dialogo ed una collaborazione ottimale tra i vari attori in gioco ridefinendo campi d’azione, ruoli, competenze e responsabilità aggiornate al mutato panorama energetico internazionale.

Auspichiamo inoltre che si eviti la sovrapposizione degli strumenti di incentivazione cantonale con quelli federali (per esempio il cumulo della RIC con il FER per gli impianti fotovoltaici), destinando possibilmente i proventi del FER ad ambiti non sostenuti dalla Confederazione. Il FER deve essere piuttosto indirizzato al finanziamento di tutte quelle attività che portano o ad un risparmio energetico invernale (coibentazione) oppure ad una accresciuta produzione di energia elettrica invernale (solare alpino, idroelettrico, eolico) e diminuire le sovvenzioni agli impianti solari classici sui tetti che non risolvono il problema invernale e che ne creeranno uno altrettanto grade in estate fra qualche anno.

 

Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici (cap. 7.2 pag. 103)

Domanda:

Condivide la strategia proposta (cap. 7.2 pag. 103)?

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Osservazioni:

Per quanto riguarda la strategia di adattamento ai cambiamenti climatici si condivide l’impostazione proposta. Tuttavia un approccio ideologico deve essere scongiurato a favore di una via concreta, pragmatica e realistica. Altrimenti si entrerebbe inevitabilmente in rotta di collisione con la garanzia e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, provocando importanti ripercussioni economiche negative a tutta la società.

Negli ultimi mesi desta sicuramente preoccupazione la gestione delle acque e l’idrologia con la sempre maggior frequenza di periodi di siccità che toccano molti settori della nostra società. In questo senso andrebbero messi degli obiettivi chiari per il miglioramento della qualità della rete, ad esempio sulle perdite medie accettabili rispettivamente un orizzonte temporale per la digitalizzazione dei contatori e della rete. È dunque anche importante che la gestione delle acque non sia solo di competenza dei comuni, ma che ci sia una strategia più ampia a livello cantonale con una visione globale, tuttavia non prevaricante.

PARTITO LIBERALE RADICALE TICINESE

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